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Il 12 dicembre 2024, a Carrù, il protagonista indiscusso, maestoso ed imponente sarà il Bue Grasso, simbolo della razza piemontese considerata, ad oggi, una razza bovina di assoluta eccellenza, conosciuta in tutto il mondo per la qualità della carne.

Un bovino di eccellenza

È un bovino adulto dal manto bianco, che viene castrato entro gli otto mesi di età per favorire l’aumento di peso dell’animale, che può superare abbondantemente la tonnellata e che assume la denominazione di bue solo dopo i quattro anni di vita.

La sua alimentazione deve essere a base di prodotti naturali, somministrati preferibilmente a secco: fieno, mais, crusca, soia, fave, orzo, sono i principali componenti della sua dieta, che può essere arricchita da una parte integrativa minerale e vitaminica. Non manca tuttavia chi completa ulteriormente questo tipo di alimentazione con uova o altri prodotti.

È molto importante che l’animale ingrassi lentamente e in modo equilibrato, così che possa raggiungere la sua completa maturazione in tempi che coincidano con il massimo della sua bellezza. Risultato difficile, che può essere raggiunto solo da mani esperte di allevatori di grande capacità e di profonda competenza.

Una carne di qualità eccezionale

Il frutto di questo difficile lavoro è una carne di qualità eccezionale, pigmentata di grasso, di gusto intenso e di assoluta morbidezza, inconfondibile al palato per la sua squisitezza.

Un premio speciale viene assegnato al Bue più pesante, che raggiunge cioè il peso più elevato in assoluto, indipendentemente dalla categoria di appartenenza (che sono tre).

Si tratta di animali imponenti, dalle dimensioni davvero colossali, che possono anche superare i 1.400 chilogrammi di peso!

Museo: la casa della Piemontese

A Carrù, patria per antonomasia della razza bovina Piemontese, si trova un museo unico nel suo genere, interamente dedicato a questi magnifici animali, dove si possono vedere le suggestive ricostruzioni di una vecchia stalla e di altri momenti di vita contadina. Numerosi supporti multimediali illustrano compiutamente la storia di questa razza, mostrando le diverse tecniche di allevamento antiche e moderne, e molto altro.

La struttura dispone inoltre di uno spazio dove è possibile partecipare a degustazioni guidate che permettono di assaggiare questa carne unica al mondo per le sue qualità e anche a riconoscere i tagli della carne, nonché le sue modalità di preparazione e di consumo.

È una visita interessante, assolutamente consigliata se volete approfondire le vostre conoscenze.

La storia: si parte dal Medioevo

Il documento più antico è un decreto di Jolanda di Francia, tutrice del Duca di Savoia Filiberto I°, risalente al 7 aprile 1473, che autorizzava mercati bisettimanali “in opulento loco Carruci”. Con un decreto del 1635, il Duca Vittorio Amedeo I° concesse alla comunità di tenere una fiera annuale della durata di tre giorni, da farsi ricadere dopo la festa di S. Carlo (4 novembre). Il 15 dicembre 1910, per contrastare la scarsità di animali da macello e mettere un freno al forte aumento dei prezzi della carne, ebbe luogo la prima edizione dell’attuale Fiera del Bue grasso, promossa dall’Amministrazione Comunale su proposta del Comizio Agrario di Mondovì, con la dichiarata finalità di incrementare la produzione zootecnica e di favorire il consumo di carne anche fra le classi meno agiate della popolazione.

L’augurio o, come si direbbe oggi, l’obiettivo da raggiungere, è formulato con chiarezza nei documenti ufficiali dell’epoca: “una bella affermazione di quanto possa ottenersi per quantità e qualità di carne dalla razza bovina piemontese sottoposta a razionale ingrassamento”.

Un successo dichiarato

Fu un successo fin dalla prima edizione: 2100 capi bovini, 200 suini, 500 ovini ed un migliaio di capi di pollame. Lo scopo era raggiunto: Carrù si affermò fin da quell’anno come un importante centro di eccellenza per la qualità degli animali, dando vita ad un mercato molto promettente sotto l’aspetto economico.

La Fiera continuò negli anni seguenti con successo crescente, con qualche comprensibile difficoltà durante gli anni di guerra e con la sola sospensione nell’inverno del 1944.

Oggi costituisce un evento di grande richiamo, indissolubilmente legato ad una tradizione che ha profonde radici in questa terra e che ha saputo mantenere intatti il fascino e la suggestione di allora.

Il “Tucau” e il suo bastone

Quando il trasporto degli animali non era ancora effettuato con gli automezzi il percorso dalle stalle di provenienza alla Fiera si svolgeva semplicemente a piedi. Incaricati di questi spostamenti, del tutto simili a quelli che ancora oggi possiamo vedere in qualche zona di montagna, erano i tucai, persone necessariamente consapevoli del valore intrinseco dell’animale, delle sue condizioni, dei sacrifici e dei costi richiesti dal suo allevamento.

Sovente erano i proprietari stessi dei capi, coadiuvati da loro dipendenti di fiducia.

Unico ed essenziale strumento di lavoro del tucau, che doveva indirizzare l’animale e cadenzarne il passo in modo corretto, era il suo caratteristico bastone.

Fatto di legno di castagno incurvato ad arte con l’aiuto di fuoco ed acqua, aveva manico e stelo sottili e si ingrossava progressivamente verso la punta che veniva opportunamente arrotondata. Il bastone non era fatto per colpire, ma per guidare ed era utilizzato come una sorta di redine, appoggiandolo al muso dell’animale se ne regolava il ritmo di marcia.

Con una leggera pressione della punta nel sottopancia e nella coscia, i tucai più esperti erano in grado di stabilire qualità e consistenza della massa muscolare di un capo e di stabilirne così il valore. Nel tempo, questo particolare bastone è diventato uno dei simboli della Fiera del bue grasso di Carrù. La Pro Loco Carruccese, su idea di Carlo Rinaldi e grazie all’impegno del suo presidente Gino Nasari, ha voluto far rivivere questo simbolo attraverso una originale iniziativa.

Il perpetrarsi della tradizione

Ogni anno ne vengono fatti realizzare, da artigiani locali, 100 esemplari, che vengono poi venduti durante la Fiera, presso il Palatenda, sede degli eventi gastronomici, al prezzo di 40 € ciascuno. Sullo stelo viene apposta una targhetta metallica di partecipazione all’evento e il nome dell’acquirente viene registrato in un albo di partecipazione.

Negli anni successivi, presentando il bastone, viene apposta sullo stelo la relativa targhetta di partecipazione. Chissà se uno di questi 100 andrà a voi!

Ricapitolando, la Fiera del Bue Grasso di Carrù è un evento dedicato agli amanti della buona cucina e delle tradizioni agricole piemontesi. Qui, potrai assistere alla premiazione dei migliori capi di bestiame e degustare il famoso bollito misto, preparato secondo la tradizione locale. Questo evento è l’occasione perfetta per scoprire la cultura contadina del Piemonte e assaporare piatti autentici.

Che tu sia un appassionato di enogastronomia, un amante della storia o semplicemente in cerca di esperienze genuine, il Piemonte ha qualcosa di speciale da offrire in ogni stagione.

Alla prossima!