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  • Il Labirinto sotterraneo di Balme: un mistero nascosto nelle Alpi piemontesi

    Nelle suggestive Alpi Graie, il piccolo borgo di Balme, in provincia di Torino, custodisce un segreto affascinante: un labirinto sotterraneo avvolto nel mistero. Questo dedalo di gallerie scavate nella roccia naturale offre un’esperienza unica, ideale se siete amanti dell’avventura e del mistero. Esplorare il labirinto di Balme è come entrare in un altro mondo, dove la natura e la storia si intrecciano in un’atmosfera carica di fascino.

    La storia del Labirinto di Balme

    Il labirinto sotterraneo di Balme è un sistema di gallerie naturali e artificiali che si snodano nel sottosuolo di questo antico borgo alpino. Si narra che alcune delle gallerie siano state utilizzate nei secoli passati come rifugio o nascondiglio dagli abitanti locali, mentre altre avrebbero origini ancora più antiche, forse legate a culti o attività minerarie.

    Il labirinto non è solo un luogo fisico, ma anche uno scrigno di leggende e storie tramandate nel tempo: gli anziani del villaggio raccontano di gallerie che conducono a luoghi misteriosi, di passaggi nascosti che collegano diverse aree del borgo e di antichi segreti che le rocce sembrano custodire gelosamente.

    Un’avventura sottoterra

    Esplorare il labirinto di Balme è un’esperienza emozionante che richiede un minimo di preparazione e spirito d’avventura. Il percorso è caratterizzato da strette gallerie, cunicoli che si aprono in ampie camere naturali e passaggi che si snodano in profondità nel cuore della montagna. Alcune sezioni del labirinto sono facilmente accessibili anche per i principianti, mentre altre richiedono l’accompagnamento di guide esperte e attrezzature specifiche​.

    Durante l’esplorazione, potrete osservare le incredibili formazioni rocciose e le tracce lasciate dal tempo e dall’acqua. Le pareti della grotta raccontano storie di millenni di erosione, mentre l’eco dei passi e il silenzio profondo creano un’atmosfera unica.

    Esperienze didattiche e visite guidate

    Il labirinto di Balme è una destinazione perfetta anche per le famiglie e i gruppi scolastici. Sono disponibili visite guidate organizzate da esperti speleologi che accompagnano i visitatori in un percorso sicuro e ricco di informazioni sulla geologia e la storia del labirinto. Durante il tour, è possibile apprendere come si sono formate le gallerie, quali creature vivono nelle grotte e quali leggende circondano questo luogo affascinante.

    Per i più piccoli, vengono organizzati laboratori e attività educative, che trasformano l’esperienza in un’occasione di apprendimento e divertimento. Questi programmi offrono un’introduzione alla speleologia, insegnando i fondamenti dell’esplorazione sotterranea in modo interattivo e coinvolgente.

    Come raggiungere il Labirinto di Balme

    Balme si trova a circa 60 chilometri da Torino, facilmente raggiungibile in auto o con i mezzi pubblici. Il labirinto è situato nelle vicinanze del borgo e l’ingresso è ben segnalato. Si consiglia di indossare abiti comodi e scarpe da trekking e di portare con sé una torcia e una giacca impermeabile, poiché l’interno delle grotte può essere fresco e umido.

    Perché visitare il Labirinto di Balme

    Il labirinto sotterraneo di Balme è molto, molto più di un semplice luogo da esplorare! E’ un’avventura che stimola l’immaginazione e offre l’opportunità di scoprire un lato nascosto del Piemonte. Che siate appassionati di speleologia o semplicemente alla ricerca di un’esperienza unica, questo luogo vi lascerà senza fiato. Il connubio tra mistero, storia e natura rende il labirinto di Balme una meta imperdibile per chiunque ami uscire dai sentieri battuti.

    Alla prossima!

  • Grotta Gino a Moncalieri: un viaggio nel cuore della Terra

    Situata sulle colline torinesi, Grotta Gino è uno dei luoghi più affascinanti e meno conosciuti di Moncalieri. Questa cavità naturale è un’attrazione perfetta per gli amanti della speleologia e per chiunque desideri vivere un’avventura sotterranea a contatto diretto con la natura. La grotta offre una straordinaria occasione per esplorare il mondo sotterraneo, con formazioni rocciose uniche e un’atmosfera carica di mistero.

    Storia e caratteristiche della Grotta Gino

    Grotta Gino è una formazione naturale che si è sviluppata nel corso dei millenni grazie all’erosione dell’acqua. Il continuo scorrere delle acque sotterranee ha scavato e modellato questa grotta, creando affascinanti stalattiti e stalagmiti che decorano le sue pareti. Il nome “Gino” si dice provenga da un antico abitante della zona che per primo esplorò e fece conoscere la grotta agli appassionati di speleologia locali.

    La grotta è caratterizzata da un sistema di gallerie e cunicoli che si snodano per diverse centinaia di metri nel sottosuolo, offrendo un livello interessante anche se siete degli esploratori esperti. Le sue formazioni calcaree e le camere interne creano un paesaggio surreale, lontano dalla luce del sole, che vi permetterà di vivere un’esperienza indimenticabile​

    Percorsi Monferrato

    Un paradiso per gli appassionati di speleologia

    Grotta Gino è una meta particolarmente amata dagli speleologi grazie alla varietà di percorsi che offre. Alcuni dei cunicoli sono facilmente accessibili anche per i principianti, mentre altri richiedono attrezzature specialistiche e competenze avanzate. La grotta, pur non essendo tra le più grandi del Piemonte, offre comunque un’esperienza avventurosa e stimolante per chi desidera esplorare il sottosuolo e, per chi desidera esplorarla in sicurezza, sono disponibili guide specializzate che accompagnano i visitatori lungo i percorsi più affascinanti della grotta. Durante la visita, è possibile ammirare le formazioni naturali create dall’acqua e scoprire come l’ambiente sotterraneo sia in continua evoluzione, modellato da fenomeni geologici millenari​

    https://www.visitlmr.it

    Come visitare Grotta Gino

    Grotta Gino si trova a Moncalieri, poco distante da Torino, ed è raggiungibile in auto seguendo le indicazioni per le colline torinesi. La grotta è visitabile tutto l’anno, ma vi consiglio di prenotare la visita con anticipo, soprattutto se desiderate partecipare a un tour guidato. Durante la visita è necessario portare con sé attrezzatura adeguata, come caschetti e torce, poiché l’interno della grotta è completamente buio e alcune aree possono essere scivolose.

    Per chi non è abituato alle esplorazioni speleologiche, la grotta offre anche percorsi più semplici, adatti a famiglie e gruppi di amici in cerca di un’esperienza fuori dal comune. È una destinazione ideale per chi ama la natura e desidera scoprire i segreti del mondo sotterraneo​

    Gite Fuori Porta in Piemonte

    Perché visitare Grotta Gino

    Esplorare Grotta Gino significa immergersi in un ambiente naturale straordinario, lontano dalla frenesia della vita quotidiana. È un luogo che vi trasporterà in un’altra dimensione, dove il tempo sembra fermarsi e il silenzio regna sovrano. Perfetta per una gita avventurosa, la grotta è un’esperienza che combina natura, geologia e storia in un mix perfetto per chi cerca qualcosa di diverso dal solito.

     

    Alla prossima!

  • Archibuseum a Garessio: un viaggio nell’arte dell’architettura

    Nel cuore delle Alpi Marittime, a Garessio, si trova un museo unico nel suo genere: l’Archibuseum. Questo piccolo ma affascinante museo è dedicato all’architettura e offre una visione dettagliata della storia e dell’evoluzione dell’arte del costruire. L’Archibuseum non è solo una raccolta di modelli e disegni, ma anche un punto di incontro per chi ama l’architettura, il design e la storia locale. Vediamo di scoprire cosa renderà questo museo una tappa imperdibile per voi, appassionati e curiosi.

    Un museo dedicato all’architettura

    L’Archibuseum è nato con l’obiettivo di promuovere la conoscenza dell’architettura e delle tecniche costruttive utilizzate in Piemonte e nelle Alpi Marittime. Il museo ospita una collezione di modelli architettonici, planimetrie e fotografie che documentano come l’architettura sia cambiata nel tempo, adattandosi ai materiali e alle tecnologie disponibili, oltre che alle esigenze della comunità.

    Grazie a un allestimento curato nei dettagli, potrete ammirare modelli di edifici storici e moderni, con una particolare attenzione all’architettura vernacolare delle montagne piemontesi. L’esposizione racconta come si costruivano case, ponti e strutture in pietra e legno, mostrando le soluzioni ingegnose sviluppate per affrontare le difficili condizioni climatiche della zona​

    Percorsi Monferrato

    garessio

    Cosa vedere all’Archibuseum

    l museo è suddiviso in diverse sezioni tematiche ognuna delle quali approfondisce un aspetto specifico dell’architettura. Tra le esposizioni più affascinanti ci sono i modelli in scala di antichi edifici di Garessio e dei dintorni che mostrano i dettagli costruttivi e le tecniche utilizzate per edificare in zone montane. Un’altra sezione è dedicata all’architettura moderna, con modelli di edifici che hanno segnato il XX secolo, mettendo in luce il dialogo tra tradizione e innovazione.

     

    L’Archibuseum offre anche uno sguardo sull’architettura sostenibile e sulla bioedilizia con esposizioni che illustrano le nuove tecniche di costruzione ecocompatibili, una tematica sempre più importante in un’epoca di cambiamenti climatici e di ricerca di un futuro più sostenibile.​

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    Esperienze e attività per i visitatori

    Oltre alla visita alla collezione permanente, l’Archibuseum organizza laboratori e attività didattiche per bambini e ragazzi, dove possono imparare le basi dell’architettura e del design attraverso giochi e costruzioni. Questi laboratori sono particolarmente apprezzati dalle scuole della zona e rappresentano un’opportunità unica per avvicinare i giovani al mondo dell’architettura.

    Per gli adulti e gli appassionati, il museo offre workshop e incontri con esperti del settore, dove si discutono temi come l’urbanistica sostenibile e le sfide dell’architettura contemporanea. Gli eventi periodici e le conferenze organizzate all’Archibuseum fanno di questo museo un punto di riferimento per la comunità e un luogo di scambio culturale​.

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    Come raggiungere l’Archibuseum

    L’Archibuseum si trova a Garessio, un pittoresco borgo nelle Alpi Marittime, ed è facilmente raggiungibile in auto da Torino, Cuneo e Savona. La sua posizione tra le montagne rende la visita al museo ancora più suggestiva, offrendovi la possibilità di esplorare anche i dintorni e di godere della bellezza naturale della regione.

    Perché visitare l’Archibuseum

    Se amate l’architettura o siete semplicemente curiosi di scoprire come siano stati costruiti i villaggi e le case di montagna del Piemonte, l’Archibuseum è una tappa irrinunciabile. È un luogo che ispira e invita alla riflessione, mostrando come l’arte del costruire abbia saputo evolversi nel tempo pur mantenendo un legame profondo con il territorio. Una visita all’Archibuseum è un viaggio nella storia dell’architettura e un omaggio al genio umano, capace di creare strutture resistenti e armoniose anche nelle condizioni più avverse.

     

    Alla prossima!

  • La Casa Capovolta di Beinasco: dove la realtà si ribalta e le prospettive cambiano

    A pochi chilometri da Torino, nel comune di Beinasco, troverete una delle attrazioni più curiose del Piemonte: La Casa Capovolta. Questo edificio, letteralmente ribaltato, è una meraviglia architettonica che lascia senza parole chiunque la visiti, voi compresi, ne sono certa! Costruita come un’installazione artistica, la Casa Capovolta è diventata un’icona locale, attirando non solo turisti curiosi ma anche appassionati di architettura e fotografia. Vediamo cosa rende questa casa così speciale.

    Un’architettura fuori dal comune

    L’idea alla base della Casa Capovolta di Beinasco è quella di ribaltare la nostra percezione della realtà infatti, l’edificio, è stato progettato e costruito con il tetto poggiato a terra e le fondamenta rivolte verso il cielo. Ogni dettaglio dell’esterno è curato per dare l’impressione che la casa sia stata completamente capovolta, dal camino fino alle finestre e alle porte.

     

    Questo design fuori dal comune sfida la gravità e fa riflettere su come la nostra percezione possa essere facilmente ingannata. La Casa Capovolta oltre ad essere un’incredibile opera d’arte è anche un simbolo di creatività che invita a guardare le cose da una prospettiva diversa.

    camminare al contrario casa capovolta
    casa capovolta vicino torino

    Un'esperienza fotografica unica

    Uno degli aspetti più divertenti della Casa Capovolta è che offre una serie infinita di opportunità fotografiche. I visitatori spesso si divertono a scattare foto in pose creative, simulando l’effetto di “cadere” dalla casa o di essere sospesi nel vuoto. Giocate anche voi con l’obiettivo, renderà la vostra visita un’esperienza interattiva e coinvolgente!

    Inoltre, la struttura è diventata un punto di riferimento per i social media, con tantissimi utenti che condividono le loro foto insolite su piattaforme come Instagram e Facebook, contribuendo a rendere la Casa Capovolta una delle attrazioni più iconiche della zona.

    Come raggiungere la Casa Capovolta

    La Casa Capovolta si trova a circa 15 minuti dal centro di Torino, ed è facilmente raggiungibile in auto o con i mezzi pubblici e, una volta arrivati a Beinasco, l’installazione è ben visibile e situata in un’area che consente una visita tranquilla e piacevole.

    La Casa Capovolta è un luogo perfetto se cercate qualcosa di diverso dal solito: un’attrazione che unisce arte, architettura e divertimento, un’esperienza che metterà alla prova la vostra percezione e il vostro senso dell’equilibrio. Questa casa è un must per chi vuole vedere qualcosa di davvero fuori dal comune in Piemonte!

    Alla prossima!

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  • Bollito misto alla piemontese: storia, tradizione e ricette innovative

    Il bollito misto alla piemontese: storia, ricetta tradizionale, idee innovative e le sagre più famose per gustarlo. Un viaggio nel cuore della cucina piemontese.

    Il bollito misto alla piemontese è un piatto iconico della cucina tradizionale piemontese, ricco di storia e sapori autentici. Questo piatto, preparato con diversi tagli di carne, rappresenta il Piemonte contadino e la sua cultura gastronomica. Vi indicherò la ricetta tradizionale del bollito misto alla piemontese, le parti dell’animale utilizzate, le innovazioni culinarie e le sagre che celebrano questa deliziosa pietanza.

    Storia e tradizione del bollito misto alla piemontese

    Il bollito misto ha origini antiche ed è un simbolo della tradizione contadina piemontese, dove nulla veniva sprecato e ogni parte dell’animale trovava il suo uso in cucina. La carne di Fassona piemontese, una razza bovina rinomata per la sua qualità, è la protagonista di questo piatto, insieme a tagli pregiati come il cappello del prete e la lingua. La preparazione richiede pazienza e una cottura lenta, in modo da esaltare i sapori della carne.

    Periodo migliore per gustare il bollito misto

    Il bollito misto alla piemontese è un piatto tipicamente invernale, perfetto per i mesi freddi. Da novembre a marzo, il bollito è protagonista delle tavole piemontesi e delle numerose sagre dedicate. La Fiera del Bue Grasso di Carrù, che si svolge ogni dicembre, è uno degli eventi più noti, dove il bollito viene servito in tutta la sua tradizionale bontà.

    Confraternita del Bollito e della Pera Madernassa

    Uno dei custodi della tradizione è la Confraternita del Bollito e della Pera Madernassa, un’associazione nata a Guarene per promuovere il bollito misto e altre eccellenze locali. La confraternita si impegna a mantenere viva la cultura legata al bollito e organizza eventi e incontri che coinvolgono appassionati di gastronomia da tutta Italia.

    Le parti dell’animale e la razza

    Il bollito misto è caratterizzato dall’uso di diversi tagli di carne di Fassona piemontese, una razza bovina conosciuta per la sua carne tenera e saporita. I tagli utilizzati includono:

    • Cappello del prete
    • Muscolo
    • Testina
    • Lingua
    • Coda
    • Punta di petto

    A questi, volendo, si aggiungono cotechino e pollo (o gallina), per arricchire ulteriormente la pietanza. Io inserisco anche una parte di trippa che lo rende molto gustoso e con un brodo più denso e “colloso”, ottimo per fare anche la gelatina.

    Ricetta tradizionale del bollito misto alla piemontese

    La ricetta tradizionale del bollito misto piemontese prevede una cottura lenta in un brodo aromatico di verdure. Di seguito, trovi la ricetta completa.

    Ingredienti per 6 persone:

    • 1 kg di carne di Fassona (muscolo, cappello del prete, lingua, testina)
    • 1 cotechino
    • 1/2 pollo
    • 1 cipolla
    • 1 carota
    • 1 gambo di sedano
    • Chiodi di garofano
    • Alloro
    • Sale e pepe in grani

    Procedimento:

    1. Riempire una pentola con acqua e aggiungere cipolla, carota, sedano, chiodi di garofano e alloro.
    2. Immergere le carni e cuocere lentamente per 2-3 ore. (Io a volte lo faccio cuocere anche 5 o 6 ore…sulla stufa a legna).
    3. Aggiungere il pollo e il cotechino nell’ultima ora di cottura.
    4. Servire il bollito ben caldo, accompagnato da bagnetto verde, mostarda e salse tipiche piemontesi.

    In buona sostanza: se volete un bollito ottimo immergete la carne quando l’acqua bolle, si cicatrizza subito; se volete un ottimo brodo immergetela in acqua fredda in modo da farle cedere tutti i succhi!

    Ricette innovative

    Negli ultimi anni alcuni chef hanno rivisitato il bollito misto in chiave moderna, introducendo ricette innovative. Tra le idee più apprezzate troviamo:

    • Mini porzioni gourmetdi bollito, servite con riduzione di Barolo o salsa alla senape.
    • Bollito light, con tagli magri della Fassona accompagnati da verdure cotte al vapore. Queste varianti permettono di gustare il bollito in versioni più leggere e moderne, senza perdere il sapore autentico della tradizione.

    Sagre e feste del bollito misto

    Le sagre e le feste dedicate al bollito misto sono numerose, soprattutto nel periodo invernale. La Fiera del Bue Grasso di Carrù è l’evento più importante, ma altre sagre come la Sagra del Bollito di Moncalvo richiamano appassionati da tutta Italia, offrendo la possibilità di gustare il bollito misto in tutte le sue varianti.

     

    Il bollito misto alla piemontese è molto più di un semplice piatto, è un simbolo della tradizione gastronomica piemontese, un piatto che racconta la storia del territorio e della sua gente. Con le sue varianti moderne e la presenza nelle sagre locali, il bollito misto continua a essere amato e celebrato in tutto il Piemonte.

  • Il Barolo chinato, tutto da scoprire!

    Il Barolo Chinato è un vino aromatizzato italiano, originario del Piemonte, noto per la sua complessità e il suo uso sia come digestivo che come vino da meditazione. Vuoi scoprire tutto su questo affascinante vino?

    Origini e storia

    Il Barolo Chinato nasce nel Piemonte, regione famosa (come tutti sanno) per la produzione di vini di alta qualità.

    La creazione del Barolo Chinato è attribuita a Giuseppe Cappellano, un farmacista di Serralunga d’Alba, alla fine del XIX secolo. L’idea era di sfruttare le proprietà medicinali della china (corteccia di cinchona) insieme al pregiato vino Barolo.

    Produzione

     Base: la base del Barolo Chinato è il Barolo DOCG, uno dei vini più prestigiosi d’Italia, prodotto con uve Nebbiolo.

     Aromatizzazione: il vino è aromatizzato con una miscela di erbe, spezie e radici. Gli ingredienti principali includono la china calissaja, il rabarbaro, il cardamomo e i chiodi di garofano.

     Macerazione: gli aromi vengono lasciati macerare nel vino per un periodo che può variare in base alla ricetta; solitamente per diverse settimane.

     Dolcificazione: il vino è leggermente dolcificato con zucchero, che aiuta a bilanciare l’amaro della china.

    Caratteristiche

     Colore: rosso rubino intenso.

     Profumo: complesso, con note di spezie, erbe aromatiche e frutti rossi.

     Sapore: equilibrato tra dolce e amaro, con una persistente nota amarognola data dalla china e una complessità aromatica derivata dalle varie erbe e spezie utilizzate.

    Consumo

    1.  Abbinamenti: il Barolo Chinato è spesso consumato da solo come digestivo ma è anche un ottimo accompagnamento per il cioccolato fondente, dolci al cioccolato e formaggi erborinati.- Temperatura: si consiglia di servirlo a temperatura ambiente o leggermente fresco, intorno ai 16-18°C.

    Proprietà medicinali

    Storicamente, il Barolo Chinato è stato utilizzato per le sue proprietà medicinali, in particolare come digestivo e rimedio contro i malanni di stagione grazie alla china, che ha proprietà febbrifughe e digestive.

    Produttori famosi

     Giuseppe Cappellano: considerato il “padre” del Barolo Chinato.

     Giovanni E. V. Manfredi: un altro noto produttore che ha contribuito tantissimo alla fama di questo vino.

    Curiosità

    Il Barolo Chinato ha radici nella tradizione farmaceutica piemontese, essendo originariamente prodotto dai farmacisti che sperimentavano con erbe e spezie per creare elisir terapeutici.

    Diventa così un esempio perfetto di come la tradizione vinicola possa fondersi con la medicina popolare per creare un prodotto unico e apprezzato.

    Diffusione e consenso

    Dopo la sua creazione, il Barolo Chinato guadagnò popolarità nella regione delle Langhe e in tutto il Piemonte. La sua combinazione di proprietà medicinali e gusto raffinato lo rese apprezzato sia come rimedio che come vino da degustazione.

    Inoltre, negli anni, il Barolo Chinato ha ottenuto riconoscimenti anche all’estero! È apprezzato in tutta Europa e anche negli Stati Uniti e in Asia, dove viene visto come un vino di lusso e un simbolo del raffinato artigianato vinicolo italiano.

    Tradizione produttiva

    La produzione del Barolo Chinato è rimasta in gran parte artigianale. Ogni produttore utilizza la propria ricetta segreta di erbe e spezie, tramandata di generazione in generazione.

    La qualità del Barolo utilizzato come base è fondamentale: solo il Barolo DOCG, ottenuto da uve Nebbiolo coltivate nelle colline delle Langhe, può essere utilizzato. La scelta delle erbe e delle spezie, che si tramanda in ogni produttore, di generazione in generazione, è altrettanto fondamentale per garantire il profilo aromatico desiderato.

     

    Essendo un prodotto di nicchia, il Barolo Chinato tende ad avere prezzi più elevati rispetto ad altri vini aromatizzati, ma il costo riflette ampiamente la qualità degli ingredienti e il processo di produzione laborioso.

    Consumo e abbinamenti moderni

     Digestivo e vino da meditazione: il Barolo Chinato continua a essere apprezzato come digestivo dopo i pasti e la sua complessità lo rende ideale anche per la degustazione lenta e contemplativa.

     Abbinamenti gastronomici: è particolarmente indicato con il cioccolato fondente, dolci a base di cioccolato, dolci speziati e formaggi stagionati o erborinati. Gli chef moderni lo utilizzano anche per creare abbinamenti innovativi nei menù degustazione.

     Cocktail: recentemente, alcuni mixologist hanno iniziato a utilizzare il Barolo Chinato nei cocktail, sfruttando la sua complessità aromatica per creare drink sofisticati.

    Turismo enogastronomico

    Nelle Langhe, visite guidate alle cantine che producono Barolo Chinato sono una parte importante del turismo enogastronomico! Potrai così degustare diverse varianti del vino e conoscerne la storia e il processo di produzione.

     

    Il Barolo Chinato, pur rimanendo fedele alle sue origini, ha saputo evolversi e adattarsi al mercato contemporaneo. La sua produzione artigianale, la qualità degli ingredienti e la complessità del gusto lo rendono un vino unico nel panorama enologico mondiale. Oggi, è apprezzato non solo come digestivo tradizionale, ma anche come elemento versatile nella gastronomia moderna e nei cocktail, continuando a rappresentare un pezzo significativo del patrimonio culturale e vinicolo del Piemonte.

    Degustalo appena puoi, ti stupirà e non potrai fare a meno di portarne una bottiglia a casa!

  • Tajarin alla piemontese: il simbolo della pasta fresca delle Langhe

    I tajarin sono uno dei piatti più emblematici del Piemonte, in particolare delle Langhe. Questa sottile pasta all’uovo si distingue per la sua intensità di sapore e il caratteristico colore giallo dorato, derivante dall’uso “generoso” dei tuorli d’uovo. Scopriamo insieme le origini di questo piatto tradizionale e la ricetta che prevede l’uso di ben 30 tuorli (alcuni addirittura ne usano 40!!!!).

    Le origini dei tajarin

    Nelle Langhe, i tajarin rappresentano una vera e propria istituzione culinaria. Sin dal Medioevo questa pasta veniva preparata in occasioni speciali, come matrimoni e festività, quando l’abbondanza di tuorli simboleggiava prosperità e fortuna. La ricetta dei tajarin si è tramandata di generazione in generazione, rimanendo quasi immutata nel tempo e continua a essere apprezzata per la sua semplicità e raffinatezza.

    Tradizionalmente, i tajarin venivano serviti con condimenti semplici come burro fuso e salvia, oppure con ragù di carne o frattaglie. Oggi sono spesso accompagnati dal pregiato tartufo bianco d’Alba, che ne esalta il sapore unico e delicato.

    La ricetta dei tajarin con 30 tuorli

    Preparare i tajarin nella maniera tradizionale richiede pochi ingredienti, ma una grande attenzione al dettaglio. La particolarità di questa ricetta risiede nell’utilizzo di 30 tuorli d’uovo per ogni chilo di farina, che conferisce alla pasta una consistenza ricca e un sapore inconfondibile.

    Ingredienti:

    • 1 kg di farina (preferibilmente una miscela di farina 00 e semola rimacinata di grano duro)
    • 30 tuorli d’uovo freschi
    • un cucchiaio di vino bianco (opzionale)
    • un pizzico di sale

    Preparazione:

    1. Impastare gli ingredienti: disponete la farina a fontana su una spianatoia. Al centro, versate i tuorli d’uovo e aggiungete un pizzico di sale. Iniziate a impastare con una forchetta, incorporando gradualmente la farina.
    2. Lavorare l’impasto: impastate energicamente con le mani per circa 20 minuti fino a ottenere un composto liscio ed elastico. Questo passaggio è fondamentale per sviluppare la giusta consistenza.
    3. Lasciare riposare: coprite l’impasto con un canovaccio e lasciatelo riposare a temperatura ambiente per almeno 30 minuti.
    4. Stendere e tagliare la sfoglia: stendete l’impasto con un mattarello o una macchina per la pasta fino a ottenere una sfoglia sottilissima (circa 1 mm di spessore). Arrotolate la sfoglia e tagliatela in strisce sottili di circa 1-2 mm, separandole con cura.
    5. Cuocere i tajarin: portate a ebollizione abbondante acqua salata. Cuocete i tajarin per circa 1 minuto, finché non risultano al dente.

    Come gustare i tajarin

    I tajarin sono perfetti con burro fuso e scaglie di tartufo bianco d’Alba, un connubio che esalta i sapori della tradizione piemontese. Potete anche servirli con un ragù di carne o con sughi più leggeri a base di verdure di stagione. Ermanno ne fa una versione con pomodorini datterino del nostro orto, pinoli tostati e gamberoni rossi di Mazara del Vallo che sono da svenimento! Secondo me, anche solo con il burro sono eccezionali! Se poi avete un burro d’alpeggio o un burro di centrifuga (più semplice da trovare), vi leccherete anche le dita!

    Scopri di più sulla tradizione piemontese

    1. La cucina delle Langhe è un viaggio tra sapori e tradizioni senza tempo. I tajarin, con la loro semplicità e autenticità, sono solo una delle tante espressioni culinarie che puoi scoprire durante il tuo soggiorno nelle Langhe. Continuate a seguire il blog di Cascina Facelli per esplorare altre ricette tradizionali e per trovare ispirazione per la vostra prossima visita!

      Prenota ora il tuo soggiorno in Cascina Facelli e immergiti nella bellezza e nei sapori delle Langhe!

  • Fiera del Bue Grasso a Carrù: tanta roba! …in tutti i sensi

    Il 12 dicembre 2024, a Carrù, il protagonista indiscusso, maestoso ed imponente sarà il Bue Grasso, simbolo della razza piemontese considerata, ad oggi, una razza bovina di assoluta eccellenza, conosciuta in tutto il mondo per la qualità della carne.

    Un bovino di eccellenza

    È un bovino adulto dal manto bianco, che viene castrato entro gli otto mesi di età per favorire l’aumento di peso dell’animale, che può superare abbondantemente la tonnellata e che assume la denominazione di bue solo dopo i quattro anni di vita.

    La sua alimentazione deve essere a base di prodotti naturali, somministrati preferibilmente a secco: fieno, mais, crusca, soia, fave, orzo, sono i principali componenti della sua dieta, che può essere arricchita da una parte integrativa minerale e vitaminica. Non manca tuttavia chi completa ulteriormente questo tipo di alimentazione con uova o altri prodotti.

    È molto importante che l’animale ingrassi lentamente e in modo equilibrato, così che possa raggiungere la sua completa maturazione in tempi che coincidano con il massimo della sua bellezza. Risultato difficile, che può essere raggiunto solo da mani esperte di allevatori di grande capacità e di profonda competenza.

    Una carne di qualità eccezionale

    Il frutto di questo difficile lavoro è una carne di qualità eccezionale, pigmentata di grasso, di gusto intenso e di assoluta morbidezza, inconfondibile al palato per la sua squisitezza.

    Un premio speciale viene assegnato al Bue più pesante, che raggiunge cioè il peso più elevato in assoluto, indipendentemente dalla categoria di appartenenza (che sono tre).

    Si tratta di animali imponenti, dalle dimensioni davvero colossali, che possono anche superare i 1.400 chilogrammi di peso!

    Museo: la casa della Piemontese

    A Carrù, patria per antonomasia della razza bovina Piemontese, si trova un museo unico nel suo genere, interamente dedicato a questi magnifici animali, dove si possono vedere le suggestive ricostruzioni di una vecchia stalla e di altri momenti di vita contadina. Numerosi supporti multimediali illustrano compiutamente la storia di questa razza, mostrando le diverse tecniche di allevamento antiche e moderne, e molto altro.

    La struttura dispone inoltre di uno spazio dove è possibile partecipare a degustazioni guidate che permettono di assaggiare questa carne unica al mondo per le sue qualità e anche a riconoscere i tagli della carne, nonché le sue modalità di preparazione e di consumo.

    È una visita interessante, assolutamente consigliata se volete approfondire le vostre conoscenze.

    La storia: si parte dal Medioevo

    Il documento più antico è un decreto di Jolanda di Francia, tutrice del Duca di Savoia Filiberto I°, risalente al 7 aprile 1473, che autorizzava mercati bisettimanali “in opulento loco Carruci”. Con un decreto del 1635, il Duca Vittorio Amedeo I° concesse alla comunità di tenere una fiera annuale della durata di tre giorni, da farsi ricadere dopo la festa di S. Carlo (4 novembre). Il 15 dicembre 1910, per contrastare la scarsità di animali da macello e mettere un freno al forte aumento dei prezzi della carne, ebbe luogo la prima edizione dell’attuale Fiera del Bue grasso, promossa dall’Amministrazione Comunale su proposta del Comizio Agrario di Mondovì, con la dichiarata finalità di incrementare la produzione zootecnica e di favorire il consumo di carne anche fra le classi meno agiate della popolazione.

    L’augurio o, come si direbbe oggi, l’obiettivo da raggiungere, è formulato con chiarezza nei documenti ufficiali dell’epoca: “una bella affermazione di quanto possa ottenersi per quantità e qualità di carne dalla razza bovina piemontese sottoposta a razionale ingrassamento”.

    Un successo dichiarato

    Fu un successo fin dalla prima edizione: 2100 capi bovini, 200 suini, 500 ovini ed un migliaio di capi di pollame. Lo scopo era raggiunto: Carrù si affermò fin da quell’anno come un importante centro di eccellenza per la qualità degli animali, dando vita ad un mercato molto promettente sotto l’aspetto economico.

    La Fiera continuò negli anni seguenti con successo crescente, con qualche comprensibile difficoltà durante gli anni di guerra e con la sola sospensione nell’inverno del 1944.

    Oggi costituisce un evento di grande richiamo, indissolubilmente legato ad una tradizione che ha profonde radici in questa terra e che ha saputo mantenere intatti il fascino e la suggestione di allora.

    Il “Tucau” e il suo bastone

    Quando il trasporto degli animali non era ancora effettuato con gli automezzi il percorso dalle stalle di provenienza alla Fiera si svolgeva semplicemente a piedi. Incaricati di questi spostamenti, del tutto simili a quelli che ancora oggi possiamo vedere in qualche zona di montagna, erano i tucai, persone necessariamente consapevoli del valore intrinseco dell’animale, delle sue condizioni, dei sacrifici e dei costi richiesti dal suo allevamento.

    Sovente erano i proprietari stessi dei capi, coadiuvati da loro dipendenti di fiducia.

    Unico ed essenziale strumento di lavoro del tucau, che doveva indirizzare l’animale e cadenzarne il passo in modo corretto, era il suo caratteristico bastone.

    Fatto di legno di castagno incurvato ad arte con l’aiuto di fuoco ed acqua, aveva manico e stelo sottili e si ingrossava progressivamente verso la punta che veniva opportunamente arrotondata. Il bastone non era fatto per colpire, ma per guidare ed era utilizzato come una sorta di redine, appoggiandolo al muso dell’animale se ne regolava il ritmo di marcia.

    Con una leggera pressione della punta nel sottopancia e nella coscia, i tucai più esperti erano in grado di stabilire qualità e consistenza della massa muscolare di un capo e di stabilirne così il valore. Nel tempo, questo particolare bastone è diventato uno dei simboli della Fiera del bue grasso di Carrù. La Pro Loco Carruccese, su idea di Carlo Rinaldi e grazie all’impegno del suo presidente Gino Nasari, ha voluto far rivivere questo simbolo attraverso una originale iniziativa.

    Il perpetrarsi della tradizione

    Ogni anno ne vengono fatti realizzare, da artigiani locali, 100 esemplari, che vengono poi venduti durante la Fiera, presso il Palatenda, sede degli eventi gastronomici, al prezzo di 40 € ciascuno. Sullo stelo viene apposta una targhetta metallica di partecipazione all’evento e il nome dell’acquirente viene registrato in un albo di partecipazione.

    Negli anni successivi, presentando il bastone, viene apposta sullo stelo la relativa targhetta di partecipazione. Chissà se uno di questi 100 andrà a voi!

    Ricapitolando, la Fiera del Bue Grasso di Carrù è un evento dedicato agli amanti della buona cucina e delle tradizioni agricole piemontesi. Qui, potrai assistere alla premiazione dei migliori capi di bestiame e degustare il famoso bollito misto, preparato secondo la tradizione locale. Questo evento è l’occasione perfetta per scoprire la cultura contadina del Piemonte e assaporare piatti autentici.

    Che tu sia un appassionato di enogastronomia, un amante della storia o semplicemente in cerca di esperienze genuine, il Piemonte ha qualcosa di speciale da offrire in ogni stagione.

    Alla prossima!

  • Autunno in Piemonte: le 4 sagre e fiere che valgono un viaggio!

    Il Piemonte è una regione ricca di storia, cultura e tradizioni enogastronomiche. Perché non pianificare un viaggio o un week end tra settembre e dicembre? Scoprirete delle sagre e delle fiere veramente affascinanti!

    Questi eventi vi daranno l’opportunità di vivere la cultura locale e gustare i prodotti del territorio, il vostro viaggio sarà indimenticabile!!

    Sagra dell'uva e del vino a Caluso, l’Erbaluce

    Dall’11 al 16 settembre a Caluso troviamo questa che unisce la goliardia dei rioni e frazioni del paese all’eccellenza vitivinicola del territorio ed è una celebrazione dedicata al vino Erbaluce, eccellente prodotto tipico di questa zona. L’evento offre degustazioni, visite guidate alle cantine e una serie di attività legate alla tradizione vitivinicola piemontese. È l’ideale se siete appassionati di vino!

    Palio di Asti, squillano le trombe!

    Il primo Settembre 2024 possiamo fare un salto al Palio di Asti che anima la fine dell’estate della deliziosa città del Piemonte e affonda le sue radici nel lontano Medioevo (le prime notizie risalgono al 1275, anno in cui Guglielmo Ventura, un cronista locale, riporta che gli astigiani corsero il Palio per dileggio sotto le mura della nemica città di Alba).

     

    Alla corsa partecipano 20 rioni con i propri cavalli, ma questo è solo l’ultimo atto di giorni di festa, di colori e di gastronomia (che in Piemonte non manca mai!). E’ una manifestazione veramente suggestiva, e ne parlo a livello nazionale!

    Troverete il mercatino in Piazza Alfieri, le cene propiziatrici dove non mancheranno antiche ricette medioevali e gli sbandieratori!!

    La città di Asti rivivrà le antiche atmosfere medievali tra sventolar di bandiere, squillar di trombe e, ovviamente, la consegna del drappo al vincitore!

    Fiera del Rapulè a Calosso, i crotin a portata di mano

    Dal 18 al 20 di ottobre 2024 troviamo questa fiera che è ormai diventata un appuntamento immancabile dell’autunno.
La manifestazione trae ispirazione dal nome dell’antica e tradizionalissima pratica della vendemmia dei grappoli tardivi, detti nel dialetto locale Rapulin ‘d San Martin.
A far da cornice alle degustazioni la magnifica atmosfera dei crotin, antiche cantine scavate nel tufo che giacciono sotto la maggior parte delle abitazioni del centro storico.
    È un’occasione unica per vivere l’atmosfera autentica delle Langhe durante la stagione della raccolta dell’uva.

    Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba: un tesoro gastronomico

    1. Anche se ampiamente descritto in uno dei blog precedenti, non può mancare almeno una ulteriore menzione di questa fiera internazionale che si terrà dal 12 ottobre all’8 dicembre 2024, uno degli eventi più prestigiosi a livello internazionale, dedicata al tartufo bianco di Alba. Include mercati, aste, showcooking con chef stellati e numerose attività culturali. È una tappa obbligata per voi, amanti del tartufo e della buona cucina.Queste Fiere ve le consiglio vivamente, ma rimanete aggiornati sul prossimo blog! Vi parlerò di una chicca in maniera veramente approfondita e che non potrà che farvi impazzire i neuroni e le papille gustative!Alla prossima!

  • L’Alta Langa e Bossolasco, gioielli del Piemonte

    Scopri il paradiso nascosto del Piemonte: l’Alta Langa e Bossolasco, gioielli nascosti del Piemonte, un viaggio tra natura, cultura e sapori autentici come non li hai mai visti!

    L’incantevole regione dell’Alta Langa e il pittoresco villaggio di Bossolasco conosciuti per la loro bellezza naturale e la ricca tradizione culturale nel cuore del Piemonte.

    Hai mai sognato un luogo dove la natura si intreccia con la storia e dove ogni angolo racconta un racconto antico? Benvenuto nell’incantevole Alta Langa e nel pittoresco paese di Bossolasco, due autentiche gemme del Piemonte pronte a sorprenderti con la loro bellezza incontaminata e tradizioni senza tempo. Preparati a vivere paesaggi mozzafiato ricoperti di vigneti e nocciole, degustare vini pregiati e a scoprire i segreti di borghi che sembrano usciti da un racconto fiabesco.

    Questa zona offre un mix unico di natura incontaminata, arte, storia e gastronomia.

    Tra tutto questo spicca Bossolasco, conosciuto anche come “Perla delle Langhe” o il “Paese delle rose”.

    L’Alta Langa: un tesoro da esplorare - la meraviglia dei paesaggi

    L’Alta Langa, con le sue colline dolci e vigneti rigogliosi, offre panorami che catturano il cuore. Immagina passeggiate tra noccioleti profumati, sentieri che costeggiano piccoli ruscelli e vedute mozzafiato da punti panoramici nascosti. Questa regione non è solo natura incontaminata, ma anche autenticità pura: ogni borgo ha una storia da raccontare, una tradizione da condividere e un fascino tutto da scoprire; paesini come Monforte d’Alba, Serralunga d’Alba, Grinzane Cavour, Castiglione Falletto ed anche Murazzano vi incanteranno con i loro piccoli borghi, prodotti esclusivamente locali, castelli e case finemente restaurate.

    La ricca storia e la vibrante cultura dell'Alta Langa e di Bossolasco, dove il passato e il presente si fondono in un'esperienza unica.

    L’Alta Langa non è famosa solo per i suoi paesaggi ma anche per una storia densa di eventi che hanno modellato la regione. Bossolasco, con le sue chiese medievali e le case in pietra, racconta storie di secoli passati. La regione è un crogiolo di tradizioni culturali, festività locali e un’arte culinaria che rispecchia la ricchezza della terra.

    Cosa vedere e fare in Alta Langa e Bossolasco

    Pianifica la tua visita in Alta Langa e Bossolasco con la nostra guida alle principali attrazioni e attività imperdibili.

    Dalle escursioni tra le colline a passeggiate nei vigneti, l’Alta Langa offre numerose attività per gli amanti della natura e del buon vino.  Bossolasco, conosciuto come il “Paese delle Rose”, è una delle perle più preziose dell’Alta Langa. In primavera i suoi giardini fioriti esplodono in una sinfonia di colori, creando un’atmosfera magica e senza tempo. Passeggiando tra le sue vie acciottolate, potrai ammirare case in pietra ricoperte da rose rampicanti e balconi fioriti che incantano ogni visitatore. Non perdere i tanti eventi culturali e festival che animano il borgo, come la celebre Festa della Rosa, un’occasione unica per immergersi nelle tradizioni locali.

    Sono molte le attività che puoi fare:

    – Trekking tra le colline: avventurati lungo sentieri che si snodano tra vigneti e noccioleti, godendo di panorami unici sul paesaggio piemontese.

    – Degustazioni di vino: visita le storiche cantine di Barolo e Monforte d’Alba, dove puoi assaporare vini eccellenti abbinati a prodotti locali.

    – Esplorazione di borghi medievali: scopri luoghi incantevoli come Serralunga d’Alba, Grinzane Cavour e Murazzano, ognuno con una storia e un’architettura affascinante.

    – Tour culturali: visita il Castello di Grinzane, il Museo del Vino a Barolo e altri siti storici che narrano la ricca storia delle Langhe.

    I sapori dell'Alta Langa

    1. Un viaggio gastronomico tra tradizione e innovazione, i sapori unici dell’Alta Langa, dove la gastronomia rispecchia la diversità e la ricchezza del territorio.

      L’Alta Langa è celebre per i suoi prodotti enogastronomici di eccellenza, come i formaggi d’alpeggio, i tartufi e i vini prestigiosi e offre un’esperienza culinaria che combina ricette tradizionali con innovazioni contemporanee, creando piatti che deliziano il palato.

      Fatti incantare dalla cucina del Ristorante Iride a Roddino: lo chef Isaia riesce a far convivere i prodotti locali con delle incredibili contaminazioni in maniera eccelsa!

      Anche una puntatina alla Locanda del Bivio ad Albaretto Torre non è per nulla male. Qua la tradizione pura viene messa in scena e nel piatto dallo chef Massimo.

      Se vuoi cenare con un castello alle spalle e interminabili distese di vigna di fronte, non puoi perderti la “Cantina comunale di Castiglione Falletto”: anche se la stagione non permettesse di mangiare all’aperto, l’interno del locale è notevole! Un muro di vini sarà il tuo terzo ospite al tavolo.

      Lo chef stellato Pasquale di “Borgo Sant’Anna” a Monforte non ha bisogno di presentazioni. Lascialo fare e gustati il momento.

    Il fascino inesauribile dell'Alta Langa e Bossolasco

    Lasciati incantare dall’Alta Langa e da Bossolasco, destinazioni che promettono un’esperienza indimenticabile tra natura, cultura e gastronomia.

    L’Alta Langa e Bossolasco non sono semplici mete turistiche, ma esperienze da vivere intensamente. Se cerchi un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, dove la natura abbraccia la storia e ogni angolo nasconde un segreto, l’Alta Langa è la tua prossima destinazione.

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